Wings, as a spiritual archetype, represent for me freedom, transformation and connection with the divine.
Giovanni Masuno is a master. This can be deduced from his easy mastery of the pictorial (but also sculptural) technique that allows him to make fabulous breaks from watercolour to the most impervious (few know this) acrylic on canvas. A question of time, but also of inner clarity.
Giovanni Masuno’s spontaneous realism, in fact, is subject to the so-called first impression, but it is measured and compared with the necessary speed of execution and with the most tyrannical repentance that, unlike the oil technique, leaves very little room for further possibilities of revision. But Giovanni Masuno knows this well, so that with each of his touches there is the sensation of a perfect incompleteness. But even in this case it is good to clarify.
The artist from Brescia begins, very quickly, to mark out, on the cardboard or on the canvas, a precise mental scheme: no more than thirty seconds per colour stroke. And if that precise stroke did not respond to an image already fully formed and declined in the painter’s mind, the damage would be irreparable. Giovanni Masuno surprises, therefore, in speed, but also in precision and freshness. And it is not so much a question of subjects: from still lifes to landscapes, from portraits to seascapes, the painter remains recognizable for his precise stylistic coherence perhaps (and in particular) determined by his extrovert modus colorandi.
Giovanni Masuno shades and “flamboyants” to his liking, easily convincing the expert and non-expert observer. But, more and better, the artist from Brescia attracts for his almost abstract and, why not, impertinent color. Orange is always too orange. Red is very pure. The shades thus become bold combinations that, rather than dismantling and dissecting the composition, strengthen the vision and the overall sensation. The result is that of a nuanced solidity with the wind in its sails. It is not so much the drawing, in short (not entirely, if nothing else), that makes Giovanni Masuno’s art a realistically cold restitution.
It is color that dictates the rules and times of perception. A color capable of important variations, like the range of human feelings. Giovanni Masuno does not say it and does not even want to imply it, but if in the structure of certain views or certain faces there is the desire for a historical and psychological excavation, equally in all his work there is the mad and desperate study for color that becomes a subtle alchemist’s work of references and synaesthetic convergences. Thus orange is also a smell or a flavor, perhaps even a piece of music. And the blue of the waters has, at times, the saltiness carried by the wind on the lips of those who dare to challenge the waves.
(Professor Chair of History of Art at the University La Cattolica of Brescia)
Giovanni Masuno è un maestro. Lo si desume dalla facile padronanza della tecnica pittorica (ma anche scultorea) che gli permette stacchi favolosi dall’acquerello al più impervio (pochi lo sanno) acrilico su tela. Questione di tempo, ma anche di chiarezza interiore.
Il realismo spontaneo di Giovanni Masuno, infatti, soggiace sì alla cosiddetta prima impressione, ma si misura e si confronta con la necessaria velocità esecutiva e con il più tirannico pentimento che, a differenza della tecnica a olio, lascia ben poco spazio a ulteriori possibilità di revisione. Ma Giovanni Masuno lo sa bene, cosicché ad ogni suo tocco vi è la sensazione di un incompiuto perfetto. Ma anche in questo caso è bene precisare.
L’artista bresciano inizia, velocissimo, a ritmare, sul cartone o sulla tela, un preciso schema mentale: non più di trenta secondi per tratto coloristico. E se quel preciso tratto non rispondesse a un’immagine già pienamente formata e declinata nella mente del pittore, il danno sarebbe irreparabile. Giovanni Masuno sorprende, quindi, in velocità, ma anche in precisione e freschezza. E non è tanto questione di soggetti: dalle nature morte ai paesaggi, dal ritratto alle marine, il pittore permane riconoscibilissimo per quella sua precisa coerenza stilistica forse (e in particolare) determinata dal suo estroverso modus colorandi.
Giovanni Masuno sfuma e “sgargia” a suo piacimento convincendo facilmente l’osservatore esperto e non. Ma, di più e meglio, l’artista bresciano attrae per la sua tinta quasi astratta e, perché no, impertinente. L’arancio è sempre troppo arancio. Il rosso è purissimo. Le sfumature divengono, così, accostamenti arditi che, anziché smontare e sezionare la composizione, rafforzano la visione e la sensazione d’insieme. Il risultato è quello di una sfumata solidità col vento in poppa. Non è tanto il disegno, insomma (non del tutto, se non altro), a fare dell’arte di Giovanni Masuno una restituzione realisticamente algida.
È il colore a dettare le regole e i tempi della percezione. Un colore capace di importanti variazioni, come la gamma dei sentimenti umani. Giovanni Masuno non lo dice e nemmeno vuol farlo intendere, ma se nell’impianto di certe vedute o di certi volti vi è la volontà di uno scavo storico e psicologico, ugualmente in tutta la sua opera vi è lo studio matto e disperato per il colore che diventa una sottile opera alchimistica di rimandi e di convergenze sinestetiche. Così l’arancio è pure un odore o un sapore, fors’anche una musica. E il blu delle acque ha, talvolta, il salino portato dal vento sulle labbra di chi osa sfidarne le onde.
Prof. Massimo Rossi
(Professore Cattedra di Storia dell’Arte presso Università La Cattolica di Brescia)